E’ ora di parlare seriamente di “quota verde” nelle nostre grandi città

Pubblicato il 22 Febbraio 2019 in , da Margherita Corti

Nonostante le città occupino meno del 5% della superficie del nostro pianeta, queste sono abitate da più del 50% della popolazione mondiale. Non è una novità, del resto che esse siano tra le più grandi cause di inquinamento in quanto arrivano a consumare fino a poco meno dell’80% dell’energia e a emettere circa il 60% dell’anidride carbonica mondiale. Questi danni potrebbero essere attenuati se istituzioni e cittadini si impegnassero ad aumentare la quota di verde all’interno delle città. Molteplici sono le norme già esistenti, ma esse vengono scarsamente messe in atto, come evidenziato dall’EcoCity Test condotto dal WWF nel 2018. Difatti nei 111 capoluoghi di provincia italiani il verde urbano è risultato rappresentare poco meno del 3% del territorio.

In alcune città il verde urbano sta però divenendo una priorità, testimoniata dai progetti di riforestazione metropolitana degli ultimi anni. Per esempio, la città di Milano ha pianificato di piantare circa 3 milioni di alberi all’interno dell’area urbana al fine di ampliare le aree verdi già presenti, cercando di raggiungere il 30% di copertura verde della città entro il 2030. Questa scelta non è solo volta a ridurre l’espansione urbana,ma anche a diminuire l’inquinamento e a mitigare il clima cittadino, come i lettori più attenti ricorderanno dal precedente articolo su cambiamenti climatici e salute.

Difatti il verde urbano è in grado di filtrare le polveri sottili e le piccole particelle presenti nell’aria cittadina (come per esempio il PM10 di cui si sente dire spesso), assorbire le molecole di anidride carbonica (CO2) restituendo ossigeno, produrre umidità, formare una barriera cheprotegge le persone e le abitazioni dai raggi del sole e dall’inquinamento acustico e aumentare la biodiversità urbana. Più la vegetazione è diversificata più viene favorita la ricolonizzazione spontanea dell’ambiente urbano, attirando e favorendo la presenza di diverse specie di uccelli ed insetti che potrebbero aver abbandonato la città in assenza di un habitat a loro idoneo. Mettendo in atto questa strategia verde nel corso della prossima decade, Milano punta ad un assorbimento di 5 milioni di tonnellate extra di CO2 ogni anno, alla riduzione di 300 tonnellate di particolato nell’intera decade, alla riduzione della temperatura di 2° e ad una conseguente diminuzione di decessi e patologie legate all’aumento delle temperature. Chi si sarebbe aspettato tanti benefici da un semplice albero?

Piccoli sono gli sforzi che potremmo mettere in atto noi in prima persona. Basterebbe innanzitutto sollecitare le istituzioni a seguire le buone (e datate) norme rivolte allo sviluppo del verde urbano. Dal 1992 tutti i Comuni con un numero di abitanti superiore a 15 mila sono infatti obbligati a piantare un albero per ogni nuovo bambino nato o adottato, e dal 2013 un Regolamento del Verde o Piano del Verde deve essere inserito all’interno di tutte le pianificazioni comunali.

Se il vostro Comune d’appartenenza non mette in atto pratiche verdi divenite voi stessi parte attiva di questa rivoluzione. Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa. Anche il più piccolo investimento in una pianta ha un peso enorme per la salute nostra, della nostra città e di tutto il pianeta. La rivoluzione parte dalle nostre case per poi uscire in strada. Cominciamo dai nostri balconi, acquistando vasi con piante sempreverdi che ci aiutino a far respirare la città. Tante sono le persone che si stanno già muovendo. A Roma, per esempio, c’è in zona Porta Portese il giornalaio più verde d’Italia: nella sua edicola è infatti possibile non solo acquistare giornali e periodici, ma anche adottare alberi. A Sassari un ragazzo di soli 17 anni è stato insignito del titolo di Alfiere della Repubblica da Sergio Matterella per il suo impegno nel piantare centinai di alberi regalati dall’Agenzia Forestale regionale. A Milano, associazioni di residenti hanno stipulato diversi accordi con il Comune per curare le aree verdi di quartiere. Insomma, per fortuna l’Italia si sta svegliando, muovendosi verso un aumento della coscienza ecologica e della cultura del verde.