A tavola si aiuta il cervello?

Pubblicato il 13 Giugno 2017 in da redazione grey-panthers

Al momento l’Alzheimer non può essere curato, l’unica strategia è aggirarlo per cercare di attenuarne l’impatto. Le strategie da mettere in campo sono diverse, tra esse la dieta ha un ruolo importante. Una dieta, per esempio, che dia grande rilievo al pesce. Sono poi utili esercizi compiuti su puzzle, giochi elettronici, nonché la lettura di libri e quotidiani. Dell’argomento si è parlato in occasione dell’incontro “Dieta della longevità e stile di vita per la prevenzione e cura delle malattie neurodegenerative” organizzato dal gruppo Korian, realtà attiva nel settore dell’offerta di servizi di cura e assistenza per l’invecchiamento. L’evento ha offerto uno spazio di confronto fra esperti su un tema, quello delle demenze, sottolineato come una delle urgenze dall’Accademia dei Lincei nel recente G7 di Taormina: “Il costo per l’assistenza aumenterà a dismisura”. In Italia sono 1,2 milioni le persone con malattie degenerative del cervello, 800mila con l’Alzheimer, patologia insidiosa e silente.

La scienza traccia la via da seguire per provare a rallentare le lancette dell’orologio biologico e mantenere il cervello attivo il più a lungo possibile. Dai laboratori alla vita reale: Valter Longo, biochimico italiano che dirige l’Istituto di longevità della School of Gerontology all’University of Southern California, riassume le indicazioni che arrivano dagli studi. Per proteggere il cervello si può cominciare da una dieta quasi vegana, priva di proteine di origine animale (carne, latte e derivati). Unica eccezione all’interno di un menù ad alto contenuto di proteine vegetali, verdure e legumi, è il pesce, ammesso soprattutto se ricco di omega 3 e omega 6, e vitamina B12 (sardine, salmone, pesce azzurro, crostacei, molluschi), ma non più di due volte alla settimana. Da evitare zuccheri e farine raffinati, prodotti industriali. Semaforo verde, ma con parsimonia, per vino rosso, olive, pecorino e formaggio feta. “E’ un regime in linea con la dieta dei centenari – spiega Longo. E’ difficile portare persone abituate a mangiare carne bianca e rossa a una dieta vegana, senza rischiare anche problemi di malnutrizione in un’età fragile come quella anziana.

Con Longo si sono confrontati Menotti Calvani, esperto di Scienza dell’alimentazione a Tor Vergata, il neurologo Elio Scarpini direttore dell’Unità valutativa Alzheimer Ca’ Granda Ospedale Maggiore e Samir Sukkar, Unità di Dietetica e nutrizione clinica al San Martino di Genova.
leggereSecondo il professor Calvani anche nel creare un adeguato piano nutrizionale bisogna tenere conto che “ognuno di noi è un pezzo unico, diverso da qualsiasi altro essere umano”. Il cervello è un organo ‘costoso’, pesa il 2% del nostro corpo ma consuma il 20% delle disponibilità energetiche, e quindi per tutto l’arco della vita deve mantenere intatta la sua capacità”. Alterazioni del ritmo sonno/veglia e degli orari di assunzione del cibo creano serie difficoltà al ruolo di coordinamento del cervello. Alimentazione non equilibrata, inattività fisica, alterazione della composizione dei batteri dell’intestino, l’uso di farmaci soprattutto nella terza età, devono essere al centro di una valutazione clinica personalizzata che impedisca che si verifichino effetti negativi sulla integrità del cervello stesso e sull’efficienza del sistema di autoriparazione, in altre parole sulla salute. Lettura, puzzle e digital gaming servono poi ad allenare il cervello: migliorano le funzioni cognitive e aiutano a prevenire o ritardare l’insorgenza delle demenze.

“E’ importante diagnosticare l’Alzheimer il più precocemente possibile, anche in assenza dei sintomi, per poter proporre ai pazienti un trattamento sperimentale ma promettente: l’accumulo nel cervello della proteina beta-amiloide, considerata la causa principale della malattia, inizia infatti probabilmente decenni prima dei sintomi cognitivi”. Elio Scarpini, direttore dell’Unità valutativa Alzheimer Ca’ Granda Ospedale Maggiore sottolinea come la prevenzione, sia per l’Alzheimer sia per le altre malattie degenerative, possa costituire il punto di partenza per arrivare a una cura. E la possibile prevenzione passa nonniattraverso uno stile di vita sano: alimentazione corretta, astensione dal fumo, attività fisica adeguata e coltivare le relazioni sociali sono fattori che proteggono dalla malattia. Vivere relazioni sociali intense e gratificanti, avendo un ruolo attivo in famiglia aiuta a mantenere sempre attive le nostre strutture cognitive, favorendo la rigenerazione neuronale e soprattutto attivando i centri di rilascio della dopamina, fondamentale per contrastare l’insorgenza della depressione, il cui rapporto con l’Alzheimer è al centro di recenti studi.

Dal 2010 presso l’ospedale policlinico San Martino di Genova l’Unità Operativa Dietetica e Nutrizione Clinica guidata del professor Samir Sukkar ha sviluppato studi che mettono in relazione la dieta controllata secondo alcuni regimi specifici e il più lento deterioramento cognitivo. Secondo alcuni studi ad esempio un consumo moderato di caffè potrebbe proteggere il cervello da alcune forme di demenza. In particolare alcuni lavori sull’Alzheimer indicano una riduzione di circa il 30% del rischio di sviluppare la malattia nei bevitori più appassionati. Anche l’olio di cocco è da considerarsi fra gli alimenti neuroprotettivi: una ricerca su pazienti con demenza senile associa a un consumo di 40 ml giornalieri un miglioramento delle funzioni cognitive. Infine è importa ricordare che bastano pochi grammi di frutta a guscio (noci, mandorle, nocciole) per migliorare delle funzioni cognitive.