Europa: dove va l’economia?

Pubblicato il 13 Marzo 2017 in , da redazione grey-panthers

Le economie di tutti gli Stati membri dell’UE crescono nel 2016, 2017 e 2018. Dopo aver dato prova di saper reagire alle sfide globali lo scorso anno, la ripresa economica europea dovrebbe continuare quest’anno e l’anno prossimo: per la prima volta in quasi dieci anni, le economie di tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbero crescere per tutto il periodo di previsione (2016, 2017 e 2018). Tuttavia le prospettive sono avvolte da un’incertezza più fitta del solito.

Il PIL reale della zona euro è cresciuto per 15 trimestri consecutivi, l’occupazione aumenta a ritmo sostenuto e la disoccupazione continua a calare, anche se resta al di sopra dei livelli pre-crisi. I consumi privati sono ancora il motore della ripresa e la crescita degli investimenti continua, pur restando modesta.

Le previsioni d’inverno pubblicate oggi dalla Commissione europea indicano per la zona euro una crescita del PIL pari all’1,6% nel 2017 e all’1,8% nel 2018, leggermente rivista al rialzo rispetto alle previsioni d’autunno (1,5% per il 2017 e 1,7% per il 2018) in virtù di risultati migliori del previsto nella seconda metà del 2016 e di un avvio del 2017 piuttosto vigoroso. La crescita del PIL nell’intera UE dovrebbe seguire una tendenza analoga, attestandosi all’1,8% quest’anno e il prossimo anno (a fronte delle previsioni d’autunno che prospettavano l’1,6% nel 2017 e l’1,8% nel 2018).

I rischi che gravano su tali proiezioni sono eccezionalmente ampi e, benché siano aumentati sia i rischi di revisione al rialzo che quelli di revisione al ribasso, il bilancio complessivo punta verso il basso.

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale e incaricato della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: “La ripresa economica in Europa continua per il quinto anno consecutivo. In tempi di incertezza, è tuttavia importante che le economie europee restino competitive e in grado di adeguarsi al mutare delle circostanze, il che richiede continui sforzi di riforma strutturale. Dobbiamo anche puntare sulla crescita inclusiva, in modo che la ripresa sia percepita da tutti. Con l’inflazione che, partita da livelli bassi, sta salendo, non possiamo sperare che lo stimolo monetario attuale duri per sempre. Pertanto, i paesi con elevati livelli di deficit e di debito devono persistere nello sforzo di ridurli per diventare più resilienti agli shock economici.”

Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha dichiarato: “L’economia europea si è dimostrata capace di resistere ai numerosi shock che ha subito l’anno scorso. La crescita sta tenendo e la disoccupazione e i disavanzi stanno calando, ma, con un’incertezza a livelli così elevati, è più importante che mai utilizzare tutti gli strumenti offerti dalle politiche di sostegno alla crescita. Soprattutto, però, dobbiamo garantire che i benefici siano percepiti in tutte le regioni della zona euro e in tutti i segmenti della società.” 

Le previsioni annunciano uno slancio della ripresa mondiale

Le prospettive di crescita per le economie avanzate non appartenenti all’UE sono migliorate negli ultimi mesi, in gran parte grazie alle aspettative di incentivi di bilancio negli Stati Uniti che hanno generato tassi di interesse a lungo termine più alti e un apprezzamento del dollaro statunitense. Anche la crescita nelle economie di mercato emergenti è destinata a consolidarsi fino al 2018, benché in misura diversa a seconda dei paesi e delle regioni. Nel complesso, questo scenario potrebbe rilanciare le esportazioni europee di beni e servizi dopo un 2016 fiacco.

L’inflazione sale

Ultimamente l’inflazione nella zona euro ha ripreso a salire, poiché il calo dei prezzi dell’energia registrato in passato ha recentemente ceduto il passo ad un aumento. Molto bassa negli ultimi due anni, l’inflazione dovrebbe raggiungere valori più alti quest’anno e l’anno prossimo, pur non arrivando ancora all’obiettivo di “livelli inferiori, ma prossimi al 2% a medio termine” che corrisponde alla definizione di stabilità dei prezzi. L’inflazione di fondo, che non tiene conto della volatilità dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, dovrebbe aumentare solo gradualmente. Nel complesso, l’inflazione nella zona euro dovrebbe crescere, passando dallo 0,2% nel 2016 all’1,7% nel 2017 e all’1,4% nel 2018. Nell’UE l’inflazione dovrebbe salire dallo 0,3% del 2016 all’1,8% nel 2017 e all’1,7% nel 2018.

La domanda interna rimane la spina dorsale della crescita economica

I consumi privati dovrebbero rimanere il principale motore della crescita, sostenuti da un miglioramento duraturo dell’occupazione e da un aumento della crescita nominale dei salari. Tuttavia, con un’inflazione in crescita che limita l’aumento del potere di acquisto delle famiglie quest’anno e l’anno prossimo, si prevede comunque un rallentamento della crescita dei consumi privati.

Gli investimenti continueranno ad aumentare, ma solo moderatamente, sostenuti da una serie di fattori quali costi di finanziamento molto bassi e un potenziamento dell’attività a livello mondiale. I progetti finanziati nell’ambito del piano di investimenti per l’Europa dovrebbero sostenere in maniera crescente gli investimenti pubblici e privati nel passaggio dalla fase di approvazione a quella di attuazione. Nel complesso, si prevede che gli investimenti della zona euro cresceranno del 2,9% quest’anno e del 3,4% nel 2018 (2,9% e 3,1% nell’UE), pari ad un aumento dell’8,2% ad oggi dall’avvio della ripresa all’inizio del 2013. Tuttavia la quota di investimenti in rapporto al PIL resta al di sotto del valore registrato all’inizio del secolo (pari al 20% nel 2016 rispetto al 22% nel periodo 2000-2005). La persistente debolezza degli investimenti mette in dubbio la sostenibilità della ripresa e la crescita potenziale dell’economia.

L’ulteriore aumento dell’occupazione contribuisce a ridurre la disoccupazione

La ripresa economica continua ad avere forti effetti positivi sui mercati del lavoro, a seguito di ampie riforme strutturali in diversi Stati membri. La crescita dell’occupazione dovrebbe rimanere relativamente sostenuta, seppure un po’ meno dinamica nel 2017 e nel 2018 rispetto allo scorso anno. Nella zona euro è previsto un ulteriore calo del tasso di disoccupazione, dal 10,0% nel 2016 al 9,6% quest’anno, al 9,1% nel 2018. Per l’UE nel suo insieme, la disoccupazione dovrebbe scendere dall’8,5% del 2016 all’8,1% quest’anno e al 7,8% nel 2018. Pur restando al di sopra dei livelli pre-crisi, questi sono i tassi di disoccupazione più bassi dal 2009.

Riduzione dei disavanzi pubblici e del debito sovrano

Il disavanzo pubblico aggregato della zona euro e il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbero diminuire ulteriormente nel 2017 e nel 2018. Il disavanzo pubblico della zona euro dovrebbe scendere dall’1,7% del PIL dello scorso anno all’1,4% nel 2017 e nel 2018, il che riflette la minore spesa per interessi dovuta a tassi di interesse eccezionalmente bassi, ma anche altri miglioramenti nel mercato del lavoro: aumentano le persone che versano tasse e contributi e diminuiscono quelle che ricevono trasferimenti sociali. Si prevede una graduale riduzione del rapporto debito/PIL dal 91,5% nel 2016 al 90,4% nel 2017, all’89,2% nel 2018.

Espansione delle economie di tutti gli Stati membri

Per la prima volta dal 2008 le previsioni della Commissione prospettano una crescita economica in tutti gli Stati membri dell’UE per tutto il periodo di previsione (2016, 2017, 2018). Anche gli Stati membri più colpiti durante la recessione dovrebbero aver ripreso il cammino della crescita lo scorso anno. L’impatto dell’apprezzamento del dollaro statunitense e tassi d’interesse a lungo termine più alti potrebbero però comportare maggiori differenze tra i tassi di crescita degli Stati membri.

Rischi eccezionali attorno alle previsioni d’inverno

Il grado di incertezza particolarmente elevato che avvolge queste previsioni d’inverno è dovuto alle intenzioni ancora poco chiare della nuova amministrazione statunitense in alcuni settori strategici fondamentali, come pure alle numerose elezioni che si terranno in Europa quest’anno e ai prossimi negoziati con il Regno Unito a norma dell’articolo 50.

La bilancia dei rischi continua a pendere verso il basso, anche se sono aumentati sia i rischi di revisione al rialzo che quelli di revisione al ribasso. A breve termine, gli incentivi di bilancio negli Stati Uniti potrebbero avere un impatto più incisivo sulla crescita rispetto a quello previsto attualmente. A medio termine, i rischi per le prospettive di crescita derivano dagli strascichi delle crisi recenti, dal voto del Regno Unito per uscire dall’Unione europea, da potenziali perturbazioni degli scambi commerciali, da una stretta monetaria negli Stati Uniti che potrebbe avere ricadute negative sulle economie di mercato emergenti e dalle potenziali conseguenze di livelli di debito elevati e in aumento in Cina.

Contesto

Le previsioni si basano su una serie di ipotesi esterne relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 1° febbraio 2017. I dati utilizzati rispecchiano le aspettative del mercato desunte dai mercati dei derivati al momento di elaborare le previsioni. Per tutti gli altri dati, comprese le ipotesi relative alle politiche governative, le previsioni tengono conto delle informazioni disponibili fino al 1° febbraio 2017. Le proiezioni includono solo le politiche sufficientemente dettagliate e annunciate in modo credibile e presuppongono politiche invariate.

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