Anziani non autosufficienti, vanno aiutati a casa loro

Pubblicato il 15 Aprile 2023 in da redazione grey-panthers
anziani e disabili

Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana psicogeriatria, commenta così la riforma appena varata “La legge c’è, ora va usata”

Sono più di 3,8 milioni e crescono anno dopo anno. La presenza di un anziano non autosufficiente è una situazione da gestire per dieci milioni di persone in Italia. Finalmente il Parlamento si è dotato a marzo di una riforma strutturale con un disegno di legge delega approvato anche su richiesta di tante organizzazioni del Terzo settore. Una legge complessa che si inserisce nel percorso di attuazione del Pnrr. Per Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana psicogeriatria, “è davvero un evento positivo e clamoroso. Per la prima volta – afferma – viene fatta una legge organica che prende in considerazione la varietà dei bisogni delle persone colpite da non autosufficienza. Genera ottimismo anche in noi che lavoriamo in questa area”.

Professore, quali sono gli aspetti più rilevanti del testo di legge?
Prima di tutto riconosce la dignità del problema dal punto di vista clinico, assistenziale e organizzativo. La non autosufficienza non è più considerata un evento marginale per la vita delle persone, ma centrale. Importante anche aver prospettato una linea di continuità delle cure.

Significa che le persone saranno seguite in modo continuativo?
La legge insiste sul fatto che gli interventi sono giustamente legati alla situazione specifica che ciascuno vive, ma l’anziano viene preso in carico senza mai essere abbandonato. Quando inizia ad avvertire anche piccoli deficit, entra nel cono di luce del sistema per essere accompagnato fino alle fasi terminali.

L’aiuto può essere prestato da casa

Si potrà farlo a casa?
Uno degli elementi più immediati entrato col Pnrr è l’assistenza domiciliare: 2,7 miliardi di euro previsti per portare aiuto diretto in casa del 10% delle persone non autosufficienti. Obiettivo ambizioso, non so se lo raggiungeremo, ma dà l’idea che l’abitazione adesso è il luogo ideale per la cura. Pensiamo che le residenze sanitarie assistite siano parte essenziale della rete, ma la casa va valutata di più e i servizi devono ruotarle attorno, a partire dal ruolo del medico di famiglia, un ruolo che va riesaminato. Dovranno essere pagati meglio e legati a precisi orari di lavoro con modalità e obiettivi ben definiti. Senza ledere la loro autonomia di liberi professionisti, ma considerando che hanno un contratto stipulato con il Servizio sanitario nazionale e dovranno sottostare ad alcune indicazioni. Serve un presidio fisso se vogliamo organizzare decentemente l’assistenza a casa degli anziani.

Fra casa e ospedale ci saranno anche vie di mezzo?
Si dovrà pensare alle case di comunità introdotte col Pnrr su cui c’è ancora molta incertezza. Il modello emiliano ha funzionato bene, ma non so se tutte le regioni avranno le forze per metterlo in piedi. Anche gli ospedali di comunità potranno permettere agli anziani, ad esempio in caso di riacutizzazioni, di non arrivare nei nosocomi, luoghi per loro non salutari. Potranno vivere in un ambiente ben strutturato dal punto di vista clinico e tornare a casa con un’impostazione terapeutica efficace.

Tutto questo non è un libro dei sogni considerato che la legge non prevede per ora un centesimo in più rispetto a quanto lo Stato già stanzia?
Spostiamo il problema. La legge dice che entro il 31 gennaio 2024 bisognerà predisporre i decreti delegati, modalità di attuazione dei principi. Vengono affidati alla burocrazia ministeriale e non sempre questa è in grado di trasformare in tempi necessari i principi in operatività. Mi auguro che, per evitare che tutto questo diventi un libro dei sogni, si riesca a prepararli entro il termine e che prima nella legge di bilancio vengano trovati altri fondi rispetto a quelli del Pnrr e ai classici sull’indennità di accompagnamento e sulla non autosufficienza. Nessuno pretende che la legge venga applicata in un anno, ma ci aspettiamo dei segnali alla fine del 2023.

Fonte: Corriere della Sera, 23 aprile 2023