I mercati finanziari non reagiscono solo alle notizie del giorno, ma cercano costantemente di “anticipare” il futuro. In caso di tensioni internazionali, gli investitori si spostano su settori strategici: Difesa, Energia e Oro
Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti hanno lanciato attacchi a tre importanti installazioni nucleari iraniane — Fordow, Natanz e Isfahan. Il presidente Trump ha definito l’operazione un “successo spettacolare”, ma l’Iran ha risposto definendo l’azione “scandalosa” e minaccia ritorsioni, riservandosi “tutte le opzioni” per difendersi. Queste notizie pesano sul clima di incertezza globale e possono influenzare significativamente i mercati finanziari.
Tuttavia, fino a qualche settimana fa, i mercati finanziari viaggiavano intorno ai loro massimi storici. Un paradosso che molti risparmiatori faticano a comprendere, soprattutto considerando che i venti di guerra già soffiavano con forza.
I mercati sembrano vivere in un altro mondo
I mercati finanziari non reagiscono solo alle notizie del giorno, ma cercano costantemente di “anticipare” il futuro, guardando a ciò che potrebbe accadere nei prossimi 6-12 mesi. Questo meccanismo fa sì che, in apparenza, le loro reazioni sembrino illogiche. Un evento negativo può provocare un calo momentaneo, ma se gli investitori ritengono che l’impatto sarà contenuto o temporaneo, il mercato può tornare rapidamente a salire. Strano ma vero: per i mercati, è spesso “meglio una brutta notizia certa che un’incertezza prolungata”. Quando un conflitto scoppia davvero, gli investitori iniziano subito a calcolare le conseguenze economiche, riducendo così l’incertezza. Un concetto chiave per capirlo è l’indice VIX, che misura la “paura” del mercato: più è alto, maggiore è la tensione. Nei giorni recenti, ad esempio, è tornato sopra quota 20, segno di un nervosismo contenuto ma presente.
Quali settori guadagnano nelle crisi geopolitiche?
Non tutti i settori reagiscono allo stesso modo. In genere, in caso di tensioni internazionali, gli investitori si spostano su settori considerati “difensivi” o strategici:
- Difesa: è il settore che è salito maggiormente da inizio anno, soprattutto in Europa. Ciò è avvenuto anche in conseguenza del vasto piano di investimenti varato dalla Commissione Europea, volto a rafforzare la sicurezza del continente e l’autonomia strategica in ambito militare
- Energia e materie prime: il prezzo del petrolio è salito in modo significativo negli ultimi giorni. L’Iran ha minacciato la chiusura dello Stretto di Hormuz, un passaggio marittimo strategico da cui transita circa il 20% del petrolio mondiale e oltre il 30% del gas liquefatto. Un blocco anche parziale di questo canale potrebbe spingere il prezzo del greggio fino a 100 dollari al barile
- Oro: da sempre bene rifugio per eccellenza. La corsa dell’oro è iniziata già nel 2022 con lo scoppio della guerra in Ucraina e da allora sembra inarrestabile. Oltre alla componente legata alle tensioni geopolitiche, il metallo giallo è sostenuto dai massicci acquisti da parte delle banche centrali. Goldman Sachs ha recentemente alzato la sua previsione di prezzo a 12 mesi portandola a 4.000 dollari l’oncia.
Secondo alcuni economisti, stiamo entrando in una nuova era: meno stabilità, più incertezze geopolitiche, più focolai di crisi. In questo scenario, gli investitori stanno rivalutando i settori strategici e gli asset rifugio, in un contesto che potremmo definire di “dominanza geopolitica”.
Anche quando il mondo sembra sul punto di esplodere e i mercati si muovono in modo apparentemente irrazionale, è fondamentale non farsi travolgere dall’emotività. Investire i propri risparmi non significa cercare scorciatoie o risposte immediate, ma costruire un percorso solido e coerente nel tempo. Il vero investitore consapevole è colui che sa guardare oltre le notizie del giorno, che accetta l’incertezza come parte del gioco e che segue un piano fatto su misura per i propri obiettivi di vita. Perché è proprio nei momenti difficili che si costruiscono le basi di un capitale capace di resistere al presente e di crescere nel futuro.