Detrazioni fiscali per risparmio e riqualificazione energetica: stop alla fine del 2011

Pubblicato il 18 Novembre 2011 in , da redazione grey-panthers

Il meccanismo delle detrazioni fiscali del 55% per il risparmio e la riqualificazione energetica è destinato a finire tra poco, con la fine del 2011. Nella Legge di Stabilità appena approvata  non è stata infatti inserita la proroga del bonus fiscale per il 2012, nemmeno in forma ridotta, cioè con percentuali più basse per alcune tipologie di lavoro. Il meccanismo del 55% prevede la detrazione di una quota percentuale delle spese sostenute, suddivisa in più anni di imposta, dalle tasse da versare all’erario (Irpef per le persone fisiche, Ires per le aziende).

Gli interventi attualmente in corso seguiranno il loro iter naturale ma, dall’anno di imposta 2013, non sarà più possibile portare in detrazione le spese per gli interventi finalizzati al risparmio energetico. Fino ad oggi si poteva, al contrario, ripartirle in dieci rate annuali di pari importo, per gli interventi eseguiti nel 2011, mentre nel 2009 e nel 2010 la detrazione andava addirittura ripartita in sole 5 rate annuali di pari importo.  Le spese ammissibili al beneficio riguardavano interventi di riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento; il miglioramento termico dell’edificio (finestre, comprensive di infissi, coibentazioni, pavimenti); l’installazione di pannelli solari; la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. I limiti di spesa sui quali calcolare le detrazioni variavano a seconda del tipo di intervento.

La mancata proroga incide sia sotto  il profilo ambientale che economico:  secondo i dati ENEA le detrazioni fiscali del 55% hanno portato ad una riduzione delle emissioni di CO2, nel 2009, pari a 317 mila tonnellate (a fronte di una spesa di 1,4 miliardi di euro). La diminuzione totale di emissioni del settore residenziale è stata pari al 3% e, da qui al 2020, dovrebbero scendere del 20%. L’utilizzo del bonus ha poi contribuito a sostenere il settore dell’edilizia che è quello che risente maggiormente della crisi.

Resta da capire se il nuovo Governo, pressato dagli impegni europei, prenderà provvedimenti in tal senso o se, in mancanza di ciò, il mondo produttivo saprà proporre strumenti alternativi.