Gli effetti benefici dell’anidride carbonica e il nuoto

Pubblicato il 15 Luglio 2023 in , da Vitalba Paesano
Anidride carbonica e nuoto

Il nuoto è uno degli sport più sani, anche in relazione al respiro. Anidride carbonica e nuoto generano un effetto positivo sulle abitudini respiratorie del nuotatore e sull’ossigenazione

Nell’esaminare il grande numero di studi e sperimentazioni mediche effettuate nel corso dei decenni, non si finisce mai di restare sorpresi di fronte alla serie di effetti benefici della “cattiva” CO2 (anidride carbonica), effetti benefici ai quali, anche se sono noti da tempo, non viene ancora dedicata abbastanza attenzione.

Eccone alcuni, pur “antichi ” ma non abbastanza noti: fin dal 1990 (ved. a des. Cohen Y, Chang L-H, Litt L, Kim F, Severinghaus JW, Weinstein PR, Davis RL, Germano I, James TL, (1990), Stability of Brain Intracellular Lactate and 31P-Metabolite Levels at reduced intracellular pH during prolonged hypercapnia in rats, J Cereb Blood Flow Metab, 10(2), pp 277-284, e poi Laffey JG, Honan D, Hopkins N, Hyvelin J-M, Boylan JF, and McLoughlin P, (2004), Hypercapnic Acidosis Attenuates Endotoxin-induced Acute Lung Injury, American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, 169(1), pp. 46-56) viene messo in evidenza il ruolo favorevole svolto dalla CO2 in processi di rigenerazione, in particolare del tessuto polmonare. La CO2 infatti non solo a quanto pare protegge preventivamente questo tessuto nei confronti di danni che potrebbero derivargli da endotossine varie, ma favorisce anche la parziale rigenerazione del tessuto polmonare danneggiato.

Proprietà antibatteriche di anidride carbonica e nuoto

Un altro effetto poco conosciuto della CO2 è costituito dalle sue proprietà antibatteriche. Uno studio effettuato presso il celebre Istituto Karolinska in Svezia, ha dimostrato che lo stafilococco si moltiplica ben 1000 volte di più in un’atmosfera normale rispetto a quanto avviene in un’atmosfera satura di CO2. Questo effetto è peraltro ben conosciuto in campo industriale poiché fin dal 1930 a vari prodotti alimentari deteriorabili (pollame ed altri) veniva aggiunta, nell’impacchettarli, aria satura di CO2.
Nel citato studio in Svezia , dal titolo “Carbon dioxide inhibits the growth rate of Staphylococcus aureus at body temperature” (La CO2 inibisce il tasso di crescita dello stafilococco aureo a normali temperature corporee ; Journal Surg Endosc. 2005 Jan;19(1):91-4. Epub 2004 Nov 1 Olsen KD, Kern EB, Westbrook PR.) si è appunto approfondita la possibilità di usare queste proprietà antibatteriche della CO2 per evitare infezioni dopo procedure chirurgiche.
Se ne può pertanto dedurre che bassi livelli di CO2 nel nostro organismo possono far aumentare il rischio di crescite batteriche e che è bene quindi, anche per questo motivo, cercare di mantenere dei giusti e fisiologici livelli di CO2 (nè troppa nè troppo poca) nel nostro organismo

Il nuoto sott’acqua

Come i lettori del Notiziario Buteyko già sanno bene, l’effetto negativo più importante provocato da livelli insufficienti di CO2 nell’organismo è quello costituito da una conseguente scarsa ossigenazione dell’organismo a livello cellulare.In campo medico sono ben noti gli effetti negativi (attacchi di panico/ansia ed altro) che possono essere provocati anche da pochi minuti di iperventilazione acuta (ovvero da un eccesso di respiro – respiri troppo rapidi ed intensi- nel corso dei quali viene con l’espirazione dissipata/emessa troppa CO2 dall’organismo), mentre non viene in genere anche in campo medico dedicata un’adeguata attenzione agli effetti negativi (ovviamente meno evidenti e non subito constatabili) provocati da un’iperventilazione (eccesso di respiro rispetto alle esigenze dell’attività del momento) pur leggera ma permanente e costante, e pertanto divenuta abitudinaria.

A proposito dei pericoli derivanti anche da pochi minuti di iperventilazione acuta, l’attenzione, a seguito di alcuni recenti episodi, si è concentrata in America sul pericolo che corre chi, subito prima di tuffarsi per nuotare sott’acqua, si mette a fare dei grossi e rapidi respiri, pensando magari di fare in questo modo una “provvista “di ossigeno che gli consentirà di resistere sott’acqua più a lungo senza dover respirare.

In realtà, come è ben noto in campo medico, l’anidride carbonica e nuoto in associazione sono elementi positivi:  respirando in fretta e intensamente è possibile aumentare solo in quantità minima il livello di ossigeno accumulato nei polmoni mentre viene emessa in eccesso, durante l’espirazione, la CO2 (e diminuisce quindi anche l’ ossigenazione a livello cellulare). E’ pertanto verissimo che se prima di tuffarsi nell’acqua si respira intensamente si riesce poi a restare più a lungo senza respirare ma ciò non perché si è accumulato più ossigeno ma perché è stata eliminata dall’organismo molta CO2; ed è noto che la sensazione di dover espirare/inspirare è scatenata non dalla mancanza di ossigeno ma dal livello, percepito come eccessivo, di anidride carbonica presente nell’organismo. Solo “in extremis” quando cioè il livello di ossigeno è sceso a livelli minimi già pericolosi, interviene anche la carenza di ossigeno per farscattare la sensazione di dover riprendere a respirare. Quando, dopo avere iperventilato, si resta per un po’ senza respirare, la CO2 dispersa con l’iperventilazione, in situazioni fisiologiche normali si accumula in genere di nuovo abbastanza rapidamente e fa scattare in tempi giusti il bisogno di respirare di nuovo. Questo meccanismo tuttavia sott’acqua funziona meno bene, poiché il movimento che fa chi sta sott’acqua non è in genere intenso (ed è soprattutto il movimento intenso che fa scattare, con la produzione di energia, anche la produzione di CO2) ed anche il bisogno di respirare causato “in extremis” dalla percezione della mancanza di O2, può sott’acqua essere compromesso. Si tratta in effetti di meccanismi fisio-patologici del centro respiratorio piuttosto complessi.

Il tuffo

Chi, prima di tuffarsi, si mette a fare grossi, rapidi respiri (ad esempio iperventilare intensamente) emette molta anidride carbonica e quindi può in effetti resistere a lungo sott’acqua senza sentire il bisogno di dover respirare e ciò, come si è verificato nei citati episodi in America, può diventare pericoloso poiché la carenza eccessiva di CO2, emessa iperventilando, in alcuni casi fa poi sì che, a causa di questa mancanza di CO2 emessa e poi non riaccumulata abbastanza in fretta, non si percepisca per tempo la necessità di uscire dall’acqua per respirare di nuovo. I giornali americani hanno quindi riportato il fatto che in numerose località nelle piscine pubbliche è stata emanata una proibizione di fare immersioni prolungate sott’acqua. , osservando che , per resistere più a lungo sott’acqua “i nuotatori spesso prendono profondi respiri, causando un’ ingente diminuzione nel loro livello ematico di CO2 . Una volta sott’acqua i livelli di CO2 non sempre salgono di nuovo abbastanza rapidamente da poter mandare per tempo al cervello il segnale che è necessario respirare di nuovo; i livelli di ossigeno pertanto calano in fretta e i nuotatori rischiano di svenire ed annegare.”
Questa notizia è stata riportata anche in Italia, dove è stato messo in rilievo che “Il Dipartimento di Salute e Igiene Mentale dello Stato di New York ha individuato pratiche erronee comuni nella respirazione prima dell’immersione, che hanno portato a casi di annegamento fatali e non fatali. L’analisi è stata condotta su sedici casi, di cui quattro mortali, registrati dal 1988 al 2011. L’iperventilazione è stata una delle principali cause di annegamento indicate dagli studiosi, in quanto la realizzazione, prima di immergersi, di una serie di rapidi respiri, porta a una massiccia riduzione delle riserve di anidride carbonica, il composto che invia al cervello il segnale della necessità di respirare, ritardando così l’urgenza di tornare in superficie, mentre la quantità di ossigeno rischia di calare fino alla perdita di coscienza.”

Come il lettore può vedere, non si finisce mai di stupirsi di fronte agli effetti pericolosi provocati da una carenza di CO2, sia che si tratti dei pericoli (più evidenti ed immediati) provocati da una iperventilazione breve ma acuta, sia di quelli (non immediatamente evidenti ma a lungo andare anch’essi molto negativi) provocati da un’iperventilazione lieve ma costante.

Importanza di anidride carbonica e nuoto per la salute

Una notizia importante, in questo periodo precedente le vacanze estive, in cui molti si dedicano al nuoto. Come Buteyko ha spesso messo in rilievo, il nuoto è uno degli sport più sani, anche perché il fatto di avere spesso il viso nell’acqua quando si nuota rende più difficile “respirare troppo” ed il fatto di trattenere brevemente il respiro dopo un tuffo ha (se non ci si sforza e si è in buone condizioni di salute) in genere un effetto positivo sulle abitudini respiratorie di una persona e sull’ossigenazione. Tuttavia, come le notizie soprariportate mettono in evidenza, soprattutto chi non è esperto e non è in buone condizioni di salute, dovrebbe evitare di effettuare immersioni prolungate, e soprattutto ognuno dovrebbe evitare di iperventilare prima di immergersi nell’acqua, poiché in questo modo non solo viene vanificato l’effetto positivo che si può verificare a seguito di trattenimenti del respiro brevi e non forzati, ma anzi si possono correre dei pericoli. Bisognerebbe comunque in genere cercare di evitare l’iperventilazione (sia leggera e cronica, sia breve ma intensa).Se si evita di iperventilare prima di tuffarsi/immergersi si percepisce poco dopo il tuffo il bisogno di respirare di nuovo, ed è ovviamente necessario a questo punto uscire dall’acqua senza cercare di resistere a lungo a questo bisogno vitale. Il pericolo peraltro, più che dal fatto di resistere troppo a lungo al bisogno di respirare (il normale istinto di sopravvivenza porta infatti a uscire dall’acqua per tempo ) deriva dal fatto di non percepire questo bisogno nei tempi giusti, perché iperventilando intensamente prima di immergersi si è dissipata una parte eccessiva delle proprie riserve di CO2 e quindi non scatta in tempo nel nostro cervello il segnale, provocato in prima linea dalla presenza di CO2 in eccesso, che fa percepire il bisogno d’aria e fa scattare il riflesso respiratorio nei tempi giusti.

fonte: “NOTIZIE SALUTARI”-scritte dalla Dr. Fiamma Ferraro per
Buteyko-Italia (www.buteyko.it e www.buteykoitalia.homestead,com) giugno 2015