“Very bello”? Ma dove?

Pubblicato il 27 Gennaio 2015 in , da redazione grey-panthers

Problemi tecnici, critiche sui costi e assenza di versione in altre lingue: le polemiche si sono scatenate in Rete contro VeryBello.it, il nuovo sito che vuole presentare più di mille eventi paralleli a Expo 2015

Il nuovo sito che promuove gli eventi paralleli a Expo parte con il piede sbagliato: un nome ammiccante, una navigazione retrò, persino la mancanza di versioni in altre lingue. Bastava vedere cosa sta facendo http://www.exploratourism.it  per Expo

Dopo il caso Italia.it, esplode un nuovo tormentone. Problemi tecnici, critiche sui costi e assenza (temporanea) di versioni in altre lingue: le polemiche si sono scatenate in Rete contro VeryBello.it, il nuovo sito che vuole presentare più di mille eventi paralleli a Expo 2015. A partire dall’inglese maccheronico del dominio, una pioggia di critiche si è rovesciata su VeryBello.it, la piattaforma digitale che presenta più di 1.300 eventi culturali in Italia, paralleli all’Expo 2015, che spaziano dalla Biennale di Venezia a Umbria Jazz, fino ai classici del Teatro Greco di Siracusa.

Il sito ha registrato 500.000 accessi in sei ore, ma è stato subissato da 13 mila tweet critici. Il sito attualmente non è disponibile in altre lingue, visto che ha l’ambizione di fornire risposte ai milioni di visitatori che potrebbero giungere in Italia per l’Expo 2015.

L’iniziativa sarebbe costata 35 mila euro, una cifra non altissima, ma dopo quanto è costato Italia.it, non si capisce perché non far convergere VeryBello! in Italia.it. Inglobare sito e contenuti nel sito del turismo online italiano, sarebbe stato naturale, visto che Italia.it ha superato i 50 milioni di euro di costi. Ma si parla di una campagna promozionale per il sito da 5 milioni di euro.

Inoltre gli esperti si chiedono perché sia stato lasciato un nome a dominio e un brand istituzionale nella disponibilità giuridica dell’appaltatore e, dunque, di un soggetto privato anziché intestare il nome a dominio al Mibac. Per fortuna una clausola contrattuale prevede il trasferimento dell’Url al ministero.

Infine il sito non rispetterebbe le policy relativa al diritto d’autore: le fotografie son prive di “credit” per attribuirle a fotografi o titolare dei diritti.

Dubbi, ironie e polemiche accompagnano ancora una volta il lancio di un sito del turismo digitale, in un Paese come l’Italia che, secondo Eurostat, è fanalino di coda in Europa perfino in questo settore nonostante la vocazione naturale.

Nel nostro Paese solo il 30,1% delle attività ricettive (alberghi, b&b eccetera) dispone di una piattaforma per ordinare su Internet; appena il 46,7% fa e-commerce e vende in Rete; i pernottamenti venduti online si fermano a un misero 12,5%.