Per i giovedì di Nestore: i soci scrittori si raccontano

Pubblicato il 13 Aprile 2015 in da redazione grey-panthers

Arriva un momento nell’età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita o le proprie emozioni. Con i ricordi, che sono pezzi di vita vissuta e appartengono al nostro passato, percorriamo vecchi momenti di felicità e tristezza, che sentiamo la necessità di trasmettere. I ricordi sono sfumature di immagini racchiuse dentro una sfera di cristallo, che viaggiano nella nostra mente e il  fare un po’ di ordine e il ritrovare le emozioni perse ci infondono tranquillità e benessere.

Giovedì 16 aprile  alle ore 16.00 presso la Casa delle Associazioni – via Marsala 8 – angolo Via Milazzo –  i soci scrittori dell’Associazione Nestore si raccontano.  Eccoli:

 

Sonia Gagliardelli

Movimento di parole” è il mio primo libro di poesie pubblicato. Questa mia prima raccolta non è stata certo un punto di arrivo, bensì un inizio e uno stimolo per un viaggio nelle parole che sono divenute ragione di vita e di relazioni umane. Ho ringraziato mio padre che è stato guida e ispiratore e ho ringraziato tutti coloro che hanno creduto in questo mio delicato talento e mi hanno sostenuta. È grazie alla mia esperienza di un percorso di psicosintesi di gruppo, in particolare, ad aprire la mia mente alla creatività, riempiendo tutto il mio tempo libero e permettendomi di esprimere la mia sensibilità. Non temo l’inconsapevolezza del futuro, né rimpiango la gaiezza del tempo passato, ma vivo ogni attimo con instancabile speranza, ricongiungendo ogni tassello della mia vita nell’indidtruttibile fortezza del dolce poetare.

 

Giuseppe Gavazzi

Ho scritto il libro “Les petites choses de la vie. Storie d’amore, di geni e di mutanti” per elaborare i miei ricordi, lasciarli ai figli agli amici e anche ai miei studenti. Il beneficio più grande, che ne ho ricevuto, è stato che scrivendolo e ricordarmi i vari episodi della mia vita, mi sono divertito. Per me è stata un’esperienza stimolante e che mi ha arricchito interiormente. Non ho particolarmente pensato, mentre lo scrivevo, quale senso aveva tramandare le mie memorie, ma ora, ripensandoci, a posteriori, credo di aver voluto trasmettere alcune consapevolezze che ho acquisito nel corso della mia vita come per esempio che non si è mai soli nella vita purché ci si apra agli altri, l’importanza di vivere la vita con leggerezza e gratitudine e di vivere il presente

Un’ altra scoperta che ho fatto è che, guardando la mia vita, mi sento di dire ai giovani che la vita va vissuta intensamente, con passione e senza paura.

 

Adriana Grigolo

Il libro “Incontri. Donne migranti a scuola di italiano” nasce dalla mia esperienza di insegnante nei corsi di lingua italiana per donne immigrate. Gli “incontri” del titolo sono quelli che ho avuto con loro, le storie sono quelle che loro mi raccontavano e che io raccoglievo, perché pensavo che fossero belle e desideravo che non andassero perdute. Poi un corso della Cooperativa Crinali sul tema della migrazione – in particolare delle donne – mi ha dato gli strumenti per analizzare in modo più sistematico e critico l’esperienza fatta e quindi anche per raccontarla.

 

Rita Macchi

Un giorno, forse per caso, si diventa autobiografi per passione. E quel momento arrivò quando Stefania, durante il corso Mnemon, ci dette il compito nel lontano 2003. Tornai a casa e tirai fuori dall’armadio tutti gli album con le fotografie e dopo un paio di giorni cominciai a scrivere con un bisogno impellente di raccontarmi. Mi sforzai di andare indietro con la mia memoria e leggendo gli appunti, che avevo cominciato a scrivere diversi anni prima, sentii quel bisogno improvviso che diventava un progetto narrativo e che dava un senso alla mia vita. E la passione avvertita per il proprio passato si trasformò in passione di vita ulteriore. Scrivere diventa poi un luogo interiore di benessere e di cura.  Scrivere la propria autobiografia e volgersi verso il proprio passato doloroso di errori e di occasioni perdute o di storie vissute male è pur sempre un ripatteggiamento con quanto si è stati. Tale riconciliazione –un’assoluzione qualche volta difficile- procura all’autore della propria vita emozioni di quiete. Perdonarsi, riappacificarsi aprono la nostra soggettività a nuovi orizzonti. Il pensiero autobiografico condivide l’essere al mondo di tutti gli altri, l’egocentrismo si muta in un altruismo dell’anima. Si impara che la nostra storia poteva avere dei finali diversi, ma comunque sia, ora quella storia è ciò che è. E si tratta di cercare di amarla poiché la nostra storia di vita è il primo e ultimo amore che ci è dato in sorte. Dopo aver pubblicato il mio libro “Le mie rinascite” sono sempre più consapevole che puritanesimo, sensualità, amore carnale e spirituale sono stati i conflitti che hanno condizionato e bloccato la mia vita e solo, ora, dopo aver fatto quest’ultimo viaggio dentro di me, mi rendo conto che ho perso cose impalpabili e segrete, lievi come le piume di uccello in aprile e pesanti come la creta che s’incolla ai piedi dei camminatori. Ora io prendo il mio tempo e so che è solo mio. Non esiste più la fretta e la paura, è tempo di svelarsi e la paura è volata via.

 

Gaetano Merlini

La ragione per la quale ho scritto questo ultimo libro dal titolo Qualcosa da dichiarare?

Sì…. qualche ricordo e alcune riflessioni” sta nel fatto che diverse persone, dopo d’aver letto un mio primo ricordo della mia lunga vita (titolato “La bilancia”) che  hanno gradito moltissimo, mi hanno suggerito di scriverne altri. Scrivere è stato come rivivere, ora ultra novantenne, le sensazioni date dal lavoro che avevo desiderato svolgere da giovane: l’inviato speciale del Corriere della Sera. Il più conosciuto personaggio del Corriere in quel momento apprezzò i quattro miei ricordi scritti, ma dopo averglieli presentati, ma mi ha consigliato di non iniziare questo tentativo, perché per essere assunto o accettato quale collaboratore, bisognava già possedere una firma conosciuta dai lettori.

Lo scrivere non mi ha portato nessun beneficio anzi mi ha procurato il rammarico di non poter più vivere come prima e forse solo un leggero senso dell’inutilità di tutto quanto ci circonda. Vorrei tuttavia trasmettere a tutti coloro che leggono il mio scritto, se è possibile, la forza di volontà evidenziata nei miei ricordi che ho sempre usato anche quando sembrava il traguardo irraggiungibile.

 

Eduardo Squillace

Il suo atterraggio morbido nel mestiere di pensionato (non conosceva infatti Nestore), Eduardo lo trovò nel 1994 nello scrivere. Un corposo libro a mezza strada tra il romanzo storico, la saga familiare, un po’ di autobiografia. Festina Lente era il suo titolo preso dal motto sullo stemma di famiglia.

Le ulteriori esperienze di scrittura nascono tutte tra le mura dell’Umanitaria. Infatti “Marmellata sull’altare” nacque a valle del Corso Mnemon 2006 di Nestore, di Stefania Freddo. Alcuni allievi, tra cui Eduardo, su idea di una di essi, Giovanna della Valentina, decisero di scrivere racconti autobiografici ambientati in un particolare vissuto della loro infanzia: la II Guerra Mondiale. Tra i tanti racconti quello di Eduardo diede il titolo a quella raccolta. Poi, in Humaniter, ha frequentato per molti anni il Corso di Scrittura Creativa di Lidia Acerboni. Scrivendo racconti a più mani, che hanno fatto oggetto di Raccolte vendute in Humaniter e coni rappresentazioni in Sala Facchinetti. Tra questi compagni, nove di essi hanno costituito un Gruppo di scrittura da tre anni circa, SPAZIETEMPI, acronimo delle loro iniziali. Nel 2014 e nel 2015 hanno realizzato e stampato due libri: Lodigiano Story e Ottocento in Miniatura. Di questo secondo, oltre a Marmellata sull’Altare, si parla stasera. Eduardo, che colleziona Miniature, ne mostrò alcune ai suoi amici. Ognuno scelse le immagini che meglio lo ispirava, scrisse un breve racconto su quel personaggio effigiato, interpretandone con la fantasia la storia.  40 brevi storie in meno di 200 pagine. Anche qui, oltre a Eduardo, altre due autrici hanno avuto, come socie Nestore, l’esperienza del corso di Autobiografia di Stefania Freddo.

 

Marilena Verri

Non sono una narratrice, né ambirò mai a diventarlo, ma ho soltanto l’obbligo di testimoniare e raccontare la vita sfortunata e breve di un artista, poeta, commediografo e compositore pugliese, morto immeritatamente sconosciuto a soli sessant’anni. Dopo la sua scomparsa io che sono stata sua moglie per 36 anni, in contrasto con la sfortuna che ha sempre accompagnato cinicamente il suo cammino, ho partecipato a molti concorsi con le sue varie opere ottenendone una ottantina di Premi ed affermazioni in tutto il mondo. Essendo l’unica a conoscere il suo tragitto, le sue aspirazioni e le sue straordinarie qualità, desidero che qualcuno, leggendo la nostra storia, provi rammarico e dolore per la perdita di un talento straordinario ed unico, scomparso nell’anonimato ma che spero rimanga nella storia degli innumerevoli artisti sconfitti in vita e glorificati tardivamente. Almeno questo, mi auguro, aiuti chi lo ha amato a contraddire una sua frase: “Non sono mai nato, io qui!” ma lo contraddistingua con un’altra sua espressione: Quel passo che va per l’aria, come una voce… – Leggendo i suoi scritti ed ascoltando le sue musiche lo si ritrova interamente e con ammirazione!

In questa biografia, “La vita è un quadro appeso agli occhi” da “non scrittrice” non ho usato la penna, ma il cuore!