“Non siamo più noi stessi”, di Matthew Thomas, per sperimentare, leggendo, le incognite della vita

Pubblicato il 1 Luglio 2015 in , da Vitalba Paesano

non_siamo_piu_noi_stessi_01_2__1Matthew Thomas
Non siamo più noi stessi
collana: I Narratori delle Tavole
ISBN 978-88545-0771-5
Pagine 640
Euro 19,00

Per acquistarlo online

La trama: Verso la fine degli anni Trenta, i genitori di Eileen Tumulty lasciano l’Irlanda e approdano nel Woodside, il quartiere operaio del Queens, a New York. La piccola Eileen viene al mondo quando Mike Tumulty, suo padre, ha già messo solide radici in terra d’America diventando Big Mike, il re del Doherty’s Bar dalle spalle larghe e dal pugno grande quanto la testa di un neonato, il gigante irlandese attorno al quale gli avventori del Woodside si riuniscono come se andassero dal prete.

Big Mike proviene da una famiglia con dodici figli, ma Eileen trascorre la sua infanzia senza fratelli né sorelle, in un palazzo di quattro piani incastonato tra le case serrate lungo una sopraelevata. Tre sere a settimana, suo padre smette i panni dell’operaio e indossa quelli del barista e, da Doeherty’s e in altri locali, spilla birra con smaccata cadenza irlandese, come un attore in tournée.
Commessa in una pasticceria sulla Quarantaduesima, sua madre rientra spesso tardi la sera. Una volta a casa, allunga il corpo alto e magro sul divano, con un immancabile bicchiere di scotch in una mano e una sigaretta nell’altra.
Eileen sogna così per anni quello che non ha: caminetti in cui arde un fuoco accogliente, mobili rivestiti di stoffa simile a seta, come quelli che si vedono nelle vetrine della Quinta Avenue, appartamenti affacciati su splendidi giardini, che custodiscono mondi e famiglie perfette, simili a quelle sbirciate un giorno davanti al grande prato di Jackson Heights.
Negli anni Sessanta, giovane donna attraente, incontra Ed Leary, e sente per la prima volta il cuore avviarsi di colpo, come un motore in un pomeriggio d’inverno. Ed Leary è ordinato e magro, con i lineamenti ben definiti, e quando sorride gli spuntano delle rughe che gli danno una solennità seducente. Inoltre è uno scienziato, un esperto del cervello. Sposarlo significa per Eileen avviarsi sulla strada della realizzazione dei suoi sogni.
I sogni, però, si sa, spesso non sono che chimere. Col trascorrere del tempo, l’eccentrica abitudine di Ed di rinunciare ai più piccoli piaceri in nome di un’esistenza interamente dedita agli studi, si mostra come una fissazione assurda, un’ossessione che lo spinge a rinunciare a un lavoro ben remunerato e a isolarsi dal mondo. Fino al giorno in cui ciò che ne è oscuramente all’origine si svela in tutta la sua crudeltà, al punto di fare di Ed un uomo non più in grado di essere se stesso.
Romanzo di grande successo al suo apparire negli Stati Uniti, celebrato dal New York Times e dal Guardian come libro dell’anno, Non siamo più noi stessi è una di quelle rare opere in cui la vita vera, coi suoi sogni e le sue disillusioni, i suoi trionfi e le sue cadute, i suoi «misteri della mente e del cuore» (Joshua Ferris), irrompe nella letteratura.

Per conoscere l’autore

MTMatthew Thomas è nato nel Bronx, a New York, e cresciuto nel Queens. Laureato alla University of Chicago, ha un Master of Arts in scrittura presso la Johns Hopkins University e un Master of Fine Arts presso la University of California, da cui è stato premiato con il Graduate Essay Award. Vive con la moglie e i figli in New Jersey.

 

 

 

Il parere di chi l’ha letto: 

La mente è un mistero e così, il cuore. Con Non siamo più noi stessi Matthew Thomas ha scritto un capolavoro su entrambi. C’è tutto: come viviamo, come amiamo, come moriamo e come teniamo duro…».
Joshua Ferris

«Il devastante romanzo d’esordio di Matthew Thomas è una storia famigliare cruda, onesta e così intima che vi colpirà nel profondo».
The New York Times

«Un esordio magistrale».
Vanity Fair

«Un’accattivante saga familiare. Forse la migliore dai tempi de Le correzioni».
Entertainment Weekly

«Evocando mirabilmente la vita di una donna all’interno del contesto irlandese operaio, Thomas ci regala il ritratto definitivo delle dinamiche sociali del XX secolo americano. Un libro indimenticabile».
Publishers Weekly

«Matthew Thomas ha impiegato dieci anni per scrivere Non siamo più noi stessi. Il risultato, però, vale l’attesa».
Guardian

Il nostro parere:

Abbiamo cominciato a leggere le prime pagine, con l’intenzione, tutta estiva, di trovarci dinnanzi a una “storia” capace di coinvolgere, avvolgere, attorcigliare intorno alla vicenda di una saga familiare felicemente narrata. Puntuale nello scenario, precisa nei contenuti d’epoca, attenta a tutte le sfumature e agli aspetti di una società che non era solo quella americana di allora, di una femminilità divisa tra aspirazioni e ascesa, che non è solo della protagonista del libro.

E’ stato proprio così: non sono bastati la calura estiva, il vento, lo stridio dei gabbiani e il vociare di bambini al mare a distrarre o distogliere dalla lettura. Una dopo l’altra, sempre più velocemente,  le 640 pagine sono passate rapide, in tutto il loro spessore e consistenza, dinnanzi all’occhio di un lettore senior.

Ci piacciono le storie. Ci piace riprendere il filo degli eventi, veder cucire insieme fatti e persone srotolatisi nel corso del tempo: un sontuoso puzzle che rende significato alla vita, un modo, anche per noi, di tenere insieme i mille tasselli della nostra esistenza.

Ma la lettura poco per volta si è trasformata in qualcosa di più. Non era più Eileen Tumulty, il personaggio femminile,  a fare da protagonista. E non lo era neppure la sua  coppia coniugale immersa nelle molte imprese, vicende, e discussioni. Poco per volta, alla lettura attenta, si è insinuato e affiancato un sentimento di attesa, quasi per un pericolo imminente. Un’inquietudine che cercava conferma. Ed Leary, il marito scienziato, l’uomo colto e brillante  conosciuto all’inizio del romanzo, ha incominciato a mostrare segni impercettibili di un cambiamento, così ben descritto, così ferocemente puntuale, da non sfuggire all’occhio esperto di un lettore senior. Il puzzle della vita funziona se si tengono insieme tutti i tasselli. E allora, tutti convergono senza pietà a disegnare uno scenario preciso e inalienabile.

“Non siamo più noi stessi” è  il romanzo anche dell’Alzheimer. Perché descrive, riga dopo riga, impercettibile solo a una lettura distratta, una serie di elementi, di piccoli eventi, di sfumature di comportamento che traggono conferma man mano che si procede. Questo libro è la saga di una famiglia, è la storia di una malattia, l’Alzheimer, appunto, che spaventa perché oscura, ancora ignota, e, nel contempo, inarrestabile.

Non siamo più noi stessi, dunque, se non nel ricordo di chi ci ha conosciuto quando eravamo e ci ama ancora oggi. Non siamo più noi stessi: nel linguaggio che si impoverisce, nella memoria che scompare, nel rifiuto prima e nell’umile accettazione che ne consegue: qui sta tutta la storia e la vita di una patologia. Non si sgomenti l’amico grey-panther, a leggere queste righe. Noi abbiamo letto questo volume d’un fiato, lo rileggeremo e lo suggeriamo a cuore aperto. Purché si sia disposti a sapere, a vedere, a conoscere, a palpitare per sperimentare, leggendo, le incognite della vita. (vp)