Fallisce Postalmarket la “nonna” dell’e-commerce, nato nel 1959 da un’idea italiana

Pubblicato il 26 Luglio 2015 in da Vitalba Paesano

Storia, modernità, intuizione e perfino grandi firme – degli stilisti – e invidiabili forme – delle bellissime che hanno posato come modelle – non sono stati sufficienti a salvare Postalmarket. A decretare il fallimento definitivo dello storico catalogo di vendite per corrispondenza è stato il tribunale di Udine, su istanza dell’amministratore straordinario del Gruppo Bernardi che aveva rilevato l’azienda milanese nel 2003, salvo chiuderla nel 2007.

Unknown-1Nato nel 1959 da un’ idea di Anna Bonomi Bolchini, anticipando nettamente i tempi del commercio a distanza, Postalmarket è rimasto vittima della sua stessa lezione. Lanciata la moda dell’acquisto senza prova, il catalogo è stato superato dalla tecnologia dell’e-commerce.

Leader del settore tra gli anni Ottanta e Novanta, l’azienda arrivò ad avere 1400 dipendenti, 45mila spedizioni giornaliere e un fatturato di 600 milioni di lire. Numeri da record per l’epoca, che hanno misurato il mercato e il suo potenziale, ingolosendo i possibili futuri – ora più che presenti – autori.

Così Postalmarket è rimasto schiacciato dal web. I perché non sono difficili da individuare. Alle imprese, la virtualità della rete assicura una platea senza confini, costi di gestione ridotti e altrettanto drastiche riduzioni di tempo. Agli utenti garantisce velocità, offerta pressoché illimitata, proposte internazionali, risparmio e divertimento. Senza dimenticare gli artigiani – e quanti si sono scoperti tali – che, grazie al web, rimanendo a studio o in casa, hanno aperto boutique digitali attive in tutto il mondo, rilanciando la moda dell’hand made.

images-1Da Amazon a eBay, che contano le vendite “al secondo”, da Ibs a Etsy, fino ad arrivare alla bolognese Yoox e senza dimenticare i canali con sconti come Groupon, il carnet degli e-commerce è in costante ampliamento. E in crescita. Nel 2014, secondo i dati del Netcomm Forum, in Italia l’e-commerce ha registrato un aumento del 16%. Per l’anno in corso si stima un’ulteriore crescita del 15%. Percentuali che, tradotte, quantificano il mercato nazionale in circa 15 miliardi di euro. In testa, per indice di crescita, c’è l’informatica – +26% nel 2015. A seguire, sono l’abbigliamento, con +23%, e food ed editoria, con +21%.Nel 2014 gli acquisti da mobile sono cresciuti del 78%, con stime di un ulteriore incremento del 68% per l’anno in corso, passando così da 610milioni di euro spesi ne 2013 a 1,8 miliardi di euro del 2015. Numeri importanti per l’economia nazionale, ben lontani, però, da quelli europei.

Il primo Paese per vendite on line, nel 2014, è stato il Regno Unito con 122 miliardi di euro, seguito da Germania e Francia, rispettivamente con 70 e 57miliardi di euro. Cifre da capogiro per l’Italia che regalano un’importante prospettiva al web-business.

Un’evoluzione scritta nella storia del mercato, dunque. Il fattore di forza che ha trasformato Postalmarket in una consuetudine era il rito dell’attesa, oggi primo “peso” di un sistema a caccia di soluzioni sempre più veloci. Non solo. Il catalogo era testimone e metro di un’Italia che, dal Nord al Sud, si univa nello shopping, specchiandosi nella stesse vetrine di quelle pagine patinate e nelle ambizioni che sapevano creare.

images A sfilare tra le sezioni del catalogo erano bellezze italiane per lo più, da Ornella Muti a Monica Bellucci, ma anche bellezze che dall’Italia venivano “adottate”, come Brooke Shields e Carol Alt. Il risultato era una panoramica di desideri e fantasie a portata di portafoglio, nell’illusione patinata che ogni distanza fosse colmabile in uno shopping senza confini. L’e-commerce è andato oltre, spingendo quel potenziale sulla scena internazionale, ampliando il confronto e portandolo sotto i riflettori dell’interazione web, che rende tutti primi attori, non più passivi acquirenti ma trend-setter. Voci – e “like” – in capitolo di un’economia da ridisegnare. E reinventare alternativa, diversa e vincente a ogni nuovo click