Il futuro della banca è social e passa dai prestiti tra privati

Pubblicato il 19 Agosto 2015 in , da Vitalba Paesano

«Distruption». Distruzione. Gli analisti, non soltanto quelli bellici, lo usano spesso questo termine, quasi con leggerezza. Lo impiegano anche gli esperti di tecnologia, per far capire quanto sia forte la mutazione in atto in un certo campo. E proprio di “disruption” parla Andrea Rangone, fondatore e direttore degli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano, nel descrivere ciò che accade nel sistema bancario. Nel raccontare il fiume di denaro che si sta riversando sulle start-up della cosiddetta “fintech”, la finanza tecnologica.

Nulla sarà come prima, nel mondo del credito: «Perché quando i soldi dei venture-capital si concentrano su un comparto, è come se su quel comparto venissero finanziati ordigni in grado di sconvolgere un sistema. E il campo degli investimenti finanziari alternativi è disseminato di questo genere di ordigni», è la lineare interpretazione di Rangone. Che la supporta con cifre impressionanti: «Nel 2014, per mettere il turbo alle start-up fintech, i fondi di venture-capital hanno messo sul piatto due miliardi e mezzo di dollari; nella prima metà di quest’anno gli investimenti hanno già superato il miliardo e mezzo e chiuderemo sopra i tre. E nel 2016 il ritmo aumenterà ancora».

Sono in tanti a profetizzare sconquassi, causati dal rapido avvicinamento della “faglia” finanza alla “faglia” tecnologia. Una fusione calda che, in estrema sintesi, farebbe esplodere la disintermediazione del tipico rapporto tra banca e cliente, rendendo sempre più possibile, attraverso le nuove tecnologie e le tendenze – vale a dire algoritmi, big data, attitudine alla condivisione delle generazioni nativamente digitali – il contatto diretto tra clienti. Il “social lending”, prestito tra privati gestito da una piattaforma online che fa i soldi tenendosi una commissione, è l’applicazione simbolo di una rivoluzione che il settimanale americano “Newsweek” tratteggia come il più grande cambiamento degli ultimi 400 anni sul pianeta banca, mentre i francesi di “L’Express-L’Expansion” dedicano un articolone ai “corsari della finanza che vogliono far saltare le banche”.

Il fenomeno è deflagrato negli Stati Uniti, dove il credito al consumo – ambito d’elezione per il cosiddetto P2P (“peer-to-peer”, da persona a persona) – è un Moloch che vale tra i duemila e i tremila miliardi di dollari e si è imposto nel mondo anglosassone e in Cina. In Italia si muovono i primi passi. Smartika e Prestiamoci, le due società italiane autorizzate da Banca d’Italia a occuparsi di social lending, appunto del prestito tra privati, viaggiano con ambizioni numeriche lontane anni luci dalle stime per il futuro e dalla realtà attuale delle compagnie più importanti al mondo.